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Perchè il software si sta mangiando (o si mangerà) il mondo

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Qualche mese fa mi sono imbattuto in un interessantissimo articolo scritto per il Wall Street Journal da Marc Andreessen (fondatore di Natscape e pioniere del business IT) intitolato: “Perche’ il software si sta mangiano il mondo[1]. Da buon business man, Andreessen argomenta in modo molto convincete la sua tesi, a suon di numeri ed esempi, secondo la quale il peso economico delle tecnologie informatiche sia sempre piu’ importante e le aziende che sviluppano software siano destinate ad avere un ruolo da protagoniste nei mercati internazionali.

Vediamone alcuni:

  • il più grande venditore di libri al mondo, Amazon, è una software company che basa il suo profitto su sofisticati software di gestione delle informazioni personali che gli permettono di creare efficaci promozioni ad hoc di prodotti sulla base dei gusti personali degli utenti.
  • Dopo aver cambiato l’industria discografica con iTunes (software) e l’iPod (hardware), Apple è diventata nel 2012 l’azienda più capitalizzata al mondo [2]. Il segreto della sua recente fortuna e’ stato tecnologicamente costruito su una sinergia unica tra software e hardware, investendo milioni di dollari e anni di ricerca nello sviluppo di design usabile e tecnologie software per l’usabilità (le famose gesture).
  • Una delle migliori nuove case di produzione discografica internazionale, Pixar, è un azienda basata esclusivamente su tecnologie software. Nel 2006, per sopravvivere in un mercato in forte evoluzione, Disney ha comprato Pixar allo scopo di mantenere la sua competitività nel settore dell’animazione cinematografica.
  • L’azienda di selezione del personale in maggiore crescita? E’ LinkedIn, un’azienda software che impiega tecnologie informatiche per l’analisi di reti di relazioni professionali molto simili a quelle usate dai maggiori social network.

Lavorano nell’ambito delle tecnologie per la musica, posso sperimentare quotidianamente il rapporto sempre più stretto non solo tra software, management e ingegneria di processo ma sopratutto tra software e arte: il 90% dei prodotti sviluppati per la produzione musicale sono ormai basati su tecnologie digitali e quindi, informatiche.

Questi interessanti risvolti economici non fanno quindi che confermare una mia profonda convinzione: la pervasività delle tecnologie informatiche è sempre maggiore e i suoi impatti sulla nostra vita quotidiana sono e saranno sempre piu’ visibili, tangibili e, a volte, drammatici.
Il primo colloquio con il candidato lo faremo con Skype” (fatto realmente accaduto nell’azienda per cui lavoro), “Ho scoperto come sistemare questa cosa guardando un Video su YouTube“, “Dobbiamo twittare questa notizia“, “Ho dovuto portare la mia auto in assistenza per fare una modifica alla centralina: mi hanno detto che c’era il rischio che prendesse fuoco!!??[3].

Anche solo 10 anni fa, frasi come queste avrebbero avuto un tono futuristico da film di fantascienza. Ora sono la realtà di ogni giorno di molti di noi che, per necessità o per professione, incontrano o si scontrano con l’informatica nelle sue diverse istanze nei propri gesti quotidiani.
La bellezza, la forza e l’intrinseca pericolosità del software risiedono nella sua trasparenza, immaterialità e complessità. Il software è ormai ovunque e svolge per noi operazioni spesso molto complesse, senza che ce ne accorgiamo: riconoscimento di targhe automobilistiche, transazioni bancarie, telefonate, operazioni chirurgiche, decolli ed atterraggi di aerei, analisi cliniche, archiviazione di informazioni, persino la creazione di un’ opera d’arte. Tutto alla portata di un click, di uno scroll o di una gesture multi touch [4]. Dipendiamo ormai da esso e nemmeno ce ne rendiamo conto.

Ma come ogni artefatto umano, anche se a volte generato automaticamente, il software è spesso sviluppato da uomini. E come ogni artefatto umano, contiene quindi imperfezioni, deviazioni, errori o per usare in termine informatico, bugs[5]. Uno dei più grandi disastri nella storia dei voli spaziali è stato causato da un semplice errore di conversione [6]. Una semplice immateriale istruzione costata 370 milioni di dollari. Questo ci dovrebbe fare riflettere sui rischi insiti in una tecnologia, sempre piu’ indispensabile, che spesso non comprendiamo e non possiamo osservare direttamente.

In conclusione, economicamente forse il software sta divorando il mercato, creando nuove eccitanti opportunità e spazzando via vecchi colossi industriali. Antropologicamente però mi sento di affermare che il software si sta fondendo in modo irreversibile con l’uomo stesso e che la maturità economica del suo mercato, sia solo la conferma del fatto che la transizione tra società industriale e la società dell’informazione è ormai completa. Ma quali sono i rischi insiti in queso passaggio che inconsciamente stiamo effettuando?

Riferimenti
[1] M. Andreessen – Why Software is Eating the World
[2] Wikipedia – List of Corporations by market capitalization
[3] http://phys.org/ – Fire problems caused by software on Ford’s Escape SUV
[4] Wikipedia – Multi touch
[5] Wikipedia – Software bug
[6] Wikipedia – Cluster accident

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